Davide Livio
Mi chiamo Davide Livio, ho 45 anni, sono psicologo e psicoterapeuta specialista in psicoterapia ipnotica e EMDR. Da oltre vent’anni accompagno persone che attraversano momenti bui della loro esistenza o che percepiscono il bisogno profondo di cambiamento. La mia visione della psicoterapia nasce dall’incontro tra studio, esperienza clinica e vita personale: sono marito, padre, musicista per diletto (con una passione che mi porta a passare dalla tromba al contrabbasso fino al violino che ho appena iniziato a studiare), amante della fotografia analogica e della montagna in tutte le stagioni.
Chi viene da me, spesso si porta dietro la fatica di convivere con ricordi pesanti, ansie che sembrano senza senso, traumi più o meno visibili che restano incisi nella mente e nel corpo. In tanti cercano un modo per “cambiare pagina”, per sentirsi finalmente liberi. Io credo, invece, che non si tratti di voltare pagina, ma di riscrivere la storia insieme, uno spazio alla volta, trovando e valorizzando quelle risorse profonde che molti dimenticano di possedere.
La base del mio approccio? Semplice: “Sai fare molto più di quello che credi di saper fare”. È una verità che ho visto emergere nel lavoro clinico e nella mia stessa vita: ognuno di noi ha in sé molto di più di quanto sia disposto ad ammettere.
La psicoterapia ipnotica: accesso alle risorse
Che cos’è veramente l’ipnosi
L’ipnosi, per me, non ha nulla a che vedere con la perdita di controllo o la suggestione spettacolare che i film mostrano. L’ipnosi moderna è uno stato di attenzione selettiva, di profondo rilassamento e focalizzazione, che permette di accedere con più facilità alle proprie risorse interne. In terapia, questo stato facilita il contatto con parti di sé spesso trascurate: ricordi, emozioni, simboli, soluzioni creative.
Perché lavorare con l’inconscio
Nel quotidiano, accompagno i pazienti in brevi viaggi ipnotici, dove la metafora diventa il linguaggio privilegiato. Una sola immagine, scelta con cura e su misura, può veicolare cambiamenti profondi: come la fotografia in bianco e nero di una vecchia camera oscura, dove l’immagine emerge lentamente sotto la luce rossa, anche le risorse interne possono tornare visibili con la giusta delicatezza.
EMDR: sciogliere blocchi per riprendere a vivere
Il senso del trauma e delle memorie bloccate
Come si lavora con EMDR
Non esistono percorsi standardizzati: ogni persona ha la sua storia, la sua velocità, i suoi punti di forza. Per qualcuno la strada del cambiamento passa subito dal corpo, per altri serve tempo per arrivare anche solo a nominare il proprio dolore.
Un esempio clinico
Penso ad Anna, una donna che aveva vissuto un grave incidente stradale. Ogni volta che sentiva il rumore di un clacson, riviveva l’evento con una intensità che la paralizzava. Nelle prime sedute, attraverso la narrazione e il sostegno della relazione terapeutica, abbiamo cominciato a esplorare queste emozioni, per poi utilizzare EMDR in modo prudente: a piccoli passi, ha cominciato a separare il presente dal passato e, lentamente, a tornare a guidare con serenità.
Mindfulness: coltivare presenza e resilienza
Come la mindfulness sostiene il processo terapeutico
Il mio incontro con la mindfulness è avvenuto prima ancora in ambito personale, tramite la pratica della meditazione Vipassana, poi nell’ambito clinico. Oggi non riesco più a immaginare un lavoro terapeutico che non includa – in qualche forma – pratiche di consapevolezza.
La mindfulness permette di imparare ad osservare ciò che accade momento per momento, senza giudizio né fretta: sensazioni corporee, emozioni, pensieri, tutto può diventare “materiale” di lavoro. Ed è proprio la capacità di stare con se stessi, senza cercare di “riparare” a tutti i costi, che spesso permette a cambiamenti profondi di attecchire.
Mindfulness in pratica
Propongo esercizi semplici: ascolto del respiro, attenzione ai movimenti, osservazione delle emozioni mentre sorgono e si trasformano. Non è una soluzione rapida, certo, ma è come imparare a camminare in montagna nella nebbia: il panorama si rivela poco a poco, si acquista fiducia passo dopo passo.
Integrare per trasformare
Un approccio su misura
In pratica, alterno tecniche ipnotiche (per accedere e installare risorse), lavoro con EMDR (per sciogliere memorie disturbanti o convinzioni limitanti), esercizi di mindfulness (per radicare le conquiste nella quotidianità). Il filo che tiene insieme tutto questo è la relazione terapeutica: un’alleanza di fiducia, rispetto, sguardo condiviso sugli obiettivi. Senza relazione, nessuna tecnica funziona davvero.
Sfide e realismo
Non venderei mai illusioni. Ogni cambiamento autentico è un processo, spesso lento, impegnativo, fatto di tentativi, pause e ripartenze. Come quando si sviluppa una foto nella camera oscura: servono tempo, pazienza e fiducia nel processo.
A volte il lavoro terapeutico significa sostare nella fatica senza fretta. Altre volte è importante allenare uno sguardo gentile su ciò che ancora fatica ad emergere. Il mio compito è accompagnare, mai forzare; facilitare il disvelamento delle risorse, non imporre soluzioni dall’esterno.
La relazione terapeutica:
la vera “cura”
La base di tutto il mio lavoro è nella relazione. Senza ascolto autentico non esistono tecniche efficaci. Ogni percorso è costruito insieme: ci si concede il tempo di conoscersi, di esplorare le paure e di festeggiare i piccoli traguardi. La relazione è spazio sicuro dove è possibile lasciar andare le difese, rischiare di essere fragili, iniziare a percepirsi capaci. Per lavorare sul trauma, sulle risorse o sulla presenza, serve prima di tutto che tu ti senta visto, riconosciuto, rispettato.
Cosa puoi aspettarti da un percorso integrato
- Un ascolto che va oltre le parole;
- Attenzione alle risorse prima che ai limiti;
- Tecniche mirate ma adattate al tuo modo di funzionare;
- Un sostegno gentile, presente, mai invasivo;
- Un percorso che rispetta il tuo ritmo, la tua storia e le tue scelte.
Domande frequenti e piccoli chiarimenti
Una citazione per chiudere
Mi piace chiudere con una delle frasi che tengo vicine, soprattutto quando il cambiamento sembra impossibile:
“Non lasciare che ciò che non puoi fare interferisca con ciò che puoi fare.”
Lo ripeto spesso a me stesso e ai miei pazienti. La terapia è, prima di tutto, imparare a scoprire quei passi che sono possibili qui e ora, senza aspettare che “tutto funzioni”. Da qui, nasce quasi sempre la trasformazione.
Cosa ti porti a casa da questa lettura
- Le esperienze difficili non sono condanne: puoi lavorarci, anche dopo anni;
- Le tecniche sono importanti, ma la relazione è la vera base di ogni cambiamento;
- Dentro di te ci sono molte più risorse di quanto credi;
- Il percorso vero è quello che disegniamo insieme, passo dopo passo.
Se qualcosa di quello che hai letto risuona con la tua esperienza, se senti che è arrivato il momento di iniziare davvero a prenderti cura di te, puoi scrivermi. Ti accoglierò senza giudizio e costruiremo insieme un percorso di trasformazione.
DISCLAIMER
Le informazioni contenute in questo articolo non sostituiscono una valutazione psicologica o psicoterapeutica individuale. In caso di sintomi importanti o dubbi sulla propria salute mentale, è sempre opportuno rivolgersi direttamente a uno specialista. Questo spazio non sostituisce cure mediche, non fornisce indicazioni su farmaci né diagnosi.










